Il mio viaggio in Giappone

 

Otto giorno tra le città più grandi e futuristiche del mondo, giardini antichissimi e rituali millenari. La bellezza del Giappone è esattamente questa, l’essere riuscito a coniugare un’ impressionante espansione economica  mantenendo intatti i costumi, gli ideali e la cultura tradizionale. Essendo la prima volta che mi reco nella Terra del Sol Levante, mi sono ripromessa di fare più esperienze possibili.

 
 
 
 
 

Il percorso che mi sono scelta comprenderà le classiche mete, ma soprattutto altre un po’ più sconosciute. Arrivo a Kyoto, la vecchia capitale, con i grandi castelli imperiali ed i monumentali giardini. Da qui mi sposto nell’isola-museo di Naoshima e al giardino di Ritsurin nell’isola di Shikoku per poi visitare i dintorni della città di Okayama. In zona si trova il bianchissimo castello di Himeji, l’antica città mercantile di Kurashiki. Arrivo infine a Tokyo, il centro nevralgico del Giappone, una delle città più grandi del mondo.

 
 
 

Una delle esperienze che maggiormente mi hanno lasciato un segno riguarda il Tempio di Ryoanji. Una costruzione del 1450 che ospita un giardino karesansui, o erroneamente conosciuti come giardini zen, uno dei più famosi del Giappone. Concepito per apparire radicalmente differente ogni volta che si cambia punto di osservazione, è un luogo di pace e meditazione che viene frequentato da molti giapponesi. Io sono rimasta un’ora e mezza con la guida in quel luogo mistico a contemplare la ricchezza di significati di un giardino all’apparenza così semplice.

 

Un’altra esperienza importante è sicuramente rappresentata dal giardino di Ritsurin, un’area gigantesca di piante, muschio, cascate e ponticelli di legno. La cura delle piante è una perfetta metafora per l’ancestrale cultura giapponese, fatta di attenzione, di gesti precisi e di non voler lasciare niente al caso. Mi perdo per delle ore, camminando affacciata agli stagni che pullulano di pesci koi, per rimanere incantata davanti alle costruzioni.

 
 
 

Sembra scontato, ma una delle star del viaggio è sicuramente stato il cibo, ovunque esso fosse servito era uno spettacolo per gli occhi e per il palato. Dal sushi nei ristoranti ai kit forniti sugli Shinkansen, i treni più veloci, le pietanze mi si presentavano in forme elaborate e a volte infantili, ma avevano sempre un gusto unico e particolare. A Kyoto ho pure provato l’esperienza di cenare con una Maiko, un’aspirante Geisha, con cui ho vissuto una serata ricca di cultura, arte e persino divertenti giochi alcolici.

 
 
 
 

Salire su un aereo è sempre un momento cruciale del viaggio, che tu stia partendo o che tu stia tornando. Per me era stato facile salire su quello dell’andata per le altissime aspettative che avevo del Giappone, e che non sono state mai tradite. È stato invece molto difficile salire su quello del ritorno, una volta che ti invaghisci di un posto, della sua cultura e della sua storia non vuoi più staccartene.